Trattamento termico di distensione della carpenteria
Il trattamento termico standard per la carpenteria metallica è la distensione, il cui scopo è quello di eliminare le forze di trazione e compressione presenti all'interno delle saldature e nelle zone adiacenti dopo il loro raffreddamento che, altrimenti, andrebbero stimate in fase progettuale del manufatto e sottratte al carico ammissibile del giunto.
L'eliminazione delle tensioni residue interne, inoltre, è indispensabile:
per avere stabilità geometrica dei pezzi durante la loro lavorazione meccanica;
per evitare disallineamenti in esercizio dei piani, disallineamento degli assi degli alberi, sbilanciamento degli organi rotanti, ecc;
per incrementare la resistenza a fatica del materiale riducendo la possibilità della propagazione delle cricche.
Il trattamento consiste nello scaldare i manufatti ad una temperatura tale per cui l'acciaio ha un bassissimo carico di snervamento (è "rosso"). Alla temperatura di permanenza gli sforzi residui, tramite scorrimenti viscosi di materiale, si riducono fino a non produrre più effetti significativi.
Quando si progetta un pezzo di carpenteria da sottoporre a trattamento termico bisogna prevedere dei rinforzi, anche provvisori, affinché i manufatti con le geometrie più leggere non collassino sotto il proprio peso, durante la distensione.
Quando si scelgono materiali più performanti del normale acciaio al carbonio per costruzione, particolare attenzione dovrà essere prestata alla temperatura da adottarsi per la distensione in quanto per gli acciai da bonifica, per gli acciai martensitici e per gli acciai legati e basso legati le caratteristiche meccaniche sono attribuite mediante i classici trattamenti di tempra (acciai da bonifica), normalizzazione (acciai legati e basso legari) e successivo rinvenimento. La temperatura di distensione delle tensioni residue non dovrà superare la temperatura a cui è stato rinvenuto il materiale (che il fornitore deve dichiarare), pena l’inevitabile diminuzione delle caratteristiche meccaniche. Quando invece sullo stesso manufatto si saldano materiali eterogenei (per esempio: inox e acciaio al carbonio), bisogna considerare che gli stessi hanno coefficienti di dilatazione termica diversi e, sotto l’influenza della temperatura, la differente dilatazione determina ricalcature locali con generazione di nuovi stati di tensione residua, deformazioni geometriche e, nel caso peggiore, cricche.
E’ sicuramente da studiare, inoltre, l’influenza della temperatura di distensione sulle caratteristiche di resistenza alla corrosione degli acciai inossidabili austenitici (con contenuto di C>0,03%) e ferritici. Per la prima classe di materiale indicata, dovranno essere evitate le temperature comprese tra 450°C e 850°C per i noti fenomeni di sensibilizzazione, con drastica riduzione delle caratteristiche di resistenza alla corrosione; per gli acciai ferritici non si dovranno eseguire trattamenti intorno ai 500°C –600°C per non incorrere in fenomeni di infragilimento.
Come visto in precedenza, l’uniformità di temperatura da ottenersi durante tutte le fasi dei cicli termici di distensione è il fattore che maggiormente influenza il risultato del trattamento in termini di rilassamento. E’ importantissimo quindi che sia misurata e registrata in modo molto accurato la temperatura dei manufatti mediante termocoppie applicate a diretto contatto dei pezzi e opportunamente posizionate in relazione:
- alla geometria dei manufatti
- agli spessori
- alle masse
- all’uniformità di temperatura del forno e alle caratteristiche dell’impianto
- alla criticità del materiale del manufatto (acciaio bonificato, legato e basso legato).
Sono oggi a disposizione delle aziende di trattamento termico svariate tipologie di termocoppie; le più pratiche e precise per la misura a contatto dei manufatti sono quelle a filo a perdere monouso, in quanto:
- hanno lunghezza illimitata e possono essere posizionate in qualsiasi punto del pezzo
- il giunto caldo di misura è ottenuto saldando a mezzo scarica capacitiva i due fili costituenti la termocoppia direttamente sulla superficie del manufatto, riducendo l’errore di misura dovuto all’interferenza con l’ambiente del forno.
Trater consuma ogni mese migliaia di metri di filo di termocoppia del tipo descritto, per garantire al cliente un prodotto esente da “difetti occulti” (tensioni residue). Tutte il materiale termometrico utilizzato è sottoposto a taratura e certificato.
In un mondo in cui le richieste prestazionali e di precisione dei macchinari e degli impianti costruiti sono sempre più elevate, è importante che i clienti possano contare su un fornitore strutturato e affidabile come Trater, che ha a disposizione personale e mezzi per eseguire al meglio i cicli termici e fornire pezzi correttamente distesi, garantendo ai nostri clienti di poterli lavorare con precisione, senza il rischio di distorsioni o disallineamenti per via delle tensioni residue.
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Trattamenti termici di ricottura o distensione della ghisa
La ghisa è una lega contenente il 2% o più di carbonio e nella quale il ferro è l’elemento predominante in peso.
Altri elementi di lega quali Al, Cu, Mo, Ni, S, Ti e Va sono contenuti, complessivamente, in percentuali inferiori al 10%.
Le ghise grigie
Le ghise grigie da fonderia o ghise meccaniche, per la loro buona colabilità e il prezzo modesto rispetto all’acciaio, sono largamente utilizzate nella meccanica, in tutti quei casi in cui non è richiesta una particolare tenacità del pezzo. Presentano un’ottima resistenza all’usura per il potere antigrippante del carbonio libero che è sempre presente nella fusione.
La ghisa grigia è particolarmente adatta per la realizzazione di casse per pompe, turbine e riduttori, anelli per pistoni, camicie per cilindri, alberi a gomito, tamburi dei freni, ingranaggi e carcasse
di motori a scoppio, parti di forni, caldaie, bruciatori e crogioli. Questo materiale, inoltre, ha un largo utilizzo nella costruzione di basamenti per macchine utensili, soggette a vibrazioni, per le sue proprietà elevate di smorzamento.
Trattamento termico di distensione
Trater, su getti anche particolarmente complessi, in ghisa grigia esegue, principalmente, trattamenti termici di distensione allo scopo di eliminare le tensioni residue generatesi durante il processo di fusione. Applicando una particolare cura nell’esecuzione di questo processo, è ottenibile una riduzione cospicua dello stato tensionale residuo garantendo una ottimale stabilità geometrica del manufatto durante le lavorazioni meccaniche e riducendo la probabilità di innesco e propagazione di cricche in esercizio.
Il trattamento consiste nello scaldare le fusioni ad una temperatura tale per cui la ghisa ha un bassissimo carico di snervamento e attraverso scorrimenti viscosi del materiale si ha il rilassamento delle tensioni di trazione e compressione presenti nel pezzo.
Come per le strutture in acciaio, anche in questo caso, durante i trattamenti di distensione è importantissimo che i manufatti siano riscaldati e raffreddati uniformemente evitando, cioè, che si vengano a determinare elevate differenze di temperatura tra le singole parti dei pezzi e nel loro spessore a cui corrisponderebbero differenti dilatazioni con inevitabile plasticizzazione locale del materiale con generazione di sforzi di entità sufficientemente elevata da determinare stress residui (al termine del trattamento) e, nei casi peggiori, rotture del materiale (in tutte le fasi del trattamento).
Possono essere soggetti a tali fenomeni tutte le fusioni in ghisa di alto spessore data la scarsa trasmissione del calore per conduzione, propria di questo materiale, e i getti con geometria complessa in cui sono presenti forti variazioni di spessore, camere parzialmente chiuse e nervature complesse.
In Trater, in questi casi, sono adottati cicli particolarmente lenti di riscaldamento e raffreddamento e viene curato in modo molto particolare il controllo e la misura della temperatura nelle parti più critiche dei manufatti, posizionando a contatto del materiale un numero adeguato di termocoppie. E’ importantissimo inoltre evitare l’estrazione dal forno delle fusioni ad una temperatura superiore ai 150°C per evitare che un raffreddamento disuniforme del pezzo determini i fenomeni precedentemente indicati.
Cicli termici di distensione
Trattamento termico di lavorabilità mediante ricottura
Trattamento termico di normalizzazione
Conduzione dei trattamenti
TRATTAMENTI TERMICI SUGLI ACCIAI DI QUALITà
Il trattamento consiste nello scaldare i manufatti ad una temperatura tale per cui l'acciaio ha un bassissimo carico di snervamento. Alla temperatura di permanenza gli sforzi residui, tramite scorrimenti viscosi di materiale, si riducono fino a non produrre più effetti significativi.
Quando si progetta un pezzo di carpenteria da sottoporre a trattamento termico bisogna prevedere dei rinforzi, anche provvisori, affinché i manufatti con le geometrie più leggere non collassino sotto il proprio peso, durante la distensione. Se le carpenterie sono costituite da tubi e scatolati, bisognerà prevedere opportuni fori di scarico dell'aria dalle camere chiuse (diametro 3 mm, per esempio, ottenibili anche non completando le saldature) per evitare il loro rigonfiamento a causa dell’aumento della pressione interna dell’aria, che a 600°C triplica il proprio volume, esercitando se vincolata una pressione (3 atmosfere) sufficiente a deformare il materiale privo di caratteristiche meccaniche per via dell'alta temperatura.
Carico dei forni e cicli termici
I forni, normalmente dedicati alla distensione delle carpenterie, sono di grandi dimensioni e ci permettono di trattare contemporaneamente un numero elevato di manufatti, disposti opportunamente per limitare i rischi di deformazione per schiacciamento e per ottimizzare l’uniformità di temperatura.
Controllo qualità
L'organico Trater conta più di 40 dipendenti. Il cuore dell'azienda è l'ufficio tecnico con 12 persone tra specialisti, ingegneri e addetti alla qualità. Il personale addetto al controllo qualità esegue, in conformità al nostro manuale, controlli standard e/o concordati con il Cliente sui manufatti soggetti a distensione.